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LAVINIA BIANCHI

educaTTrice, PhD in Teoria e Ricerca Educativa e Sociale, è assegnista di ricerca e docente a contratto in Pedagogia Interculturale, nel corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria presso il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, Università di Modena e Reggio Emilia. Gli interessi di studio sono relativi alla pedagogia interculturale, studi postcoloniali, pedagogia critica, antirazzismo, mediazione culturale, "DisCrit" e pensiero della complessità. Su questi temi ha pubblicato Un piano d’azione per la ricerca qualitativa in intercultura. Epistemologia della complessità e Grounded theory costruttivista, Franco Angeli (2019) e Imparando a stare nel disordine. Una teoria fondata per l'accoglienza dei Msna in Italia, Roma Tre Pres (2019).  

COSA DIREBBE LANGER DEL PENSIERO MORINIANO?

UNA RIFLESSIONE ECOLOGIZZANTE SULLA FRATELLANZA 

Lavinia Bianchi, Novembre 2020

Edgar Morin[1] proponendo il costrutto di inatteso, ci sollecita a decostruire le nostre certezze, i nostri confinamenti in perimetri saldi, a dismettere i panni dell’etnocentrismo, ad avere un atteggiamento critico in merito alle rassicuranti previsioni della futurologia e del neoliberismo sfrenato. 

Ci sono stati inattesi che hanno cambiato irreversibilmente il corso della storia; la caduta del muro di Berlino nel 1989, le primavere arabe del 2011[2] e, ancora, l’emergenza generata dalla pandemia da Sars-Cov-2 che ha disvelato, appunto, la nostra comunità di destino planetaria.

Uno sguardo attento alla mondializzazione mette in evidenza la convivenza di istanze antitetiche, come, ad esempio, le ambivalenze di una unificazione tecno-economica del globo e la resistenza degli Stati-Nazione e delle culture nazionali a salvaguardare i propri confini e le proprie autonomie: fenomeni di pacificazione coesistono con fenomeni di antagonismo.

Alex Langer[3], che già trenta anni fa sembrava incarnare l’ideale della fraternità moriniana, con il suo agire politico, le sue intuizioni, la sua passione civile, può rappresentare un modello e una guida: proporre la sua eredità etica e intellettuale quale contributo per una prassi educativa inclusiva ed ecologica è un obiettivo ambizioso e, anche, necessario.

Sebbene Langer non abbia mai trattato in maniera specifica ed esplicita il tema dell’educazione, in tutta la sua opera è possibile intravvedere un’attenzione educativa costante e profonda. Se la pedagogia è il sistema di scienze che si occupa della formazione, della trasformazione e del cambiamento della persona, e se si assume l’impegno etico come paradigma di sfondo, Alexander Langer è senza alcun dubbio un educatore, un insegnante, un modello a cui aspirare per tutti coloro che hanno responsabilità educative. Le sue riflessioni sono oggi più attuali che mai; i temi dell’ecologia, il pacifismo, la nonviolenza e la convivenza interetnica e interculturale si intersecano tra loro, avendo l’obiettivo comune di un mondo migliore, più umano, più giusto, a partire dalla formazione delle giovani generazioni nelle quali Langer riponeva particolare fiducia. 

L’impegno costante dell’agire politico di Langer è finalizzato al superamento dei confini tra natura e politica e tra politica e agire individuale: l’ecologia (intesa come eco-pacifismo) deve diventare fondamento e fine dell’azione politica.

 

Il limite dell’essere umano – al quale sia Morin, sia Langer tentano di porre rimedio – consiste nella consapevolezza profonda dei rischi dello stesso agire umano; la soluzione prospettata è dunque l’idea di “autolimitazione”, atteggiamento di rinuncia a ciò che in qualche modo provoca conseguenze irreversibili che minano l’equilibrio dell’ambiente. 

In proposito, un aspetto peculiare del pensiero “verde” di Alexander Langer è la sua natura intersezionale: ecologia e pacifismo non possono essere considerati separatamente; la pacificazione dell’uomo con la natura e la pacificazione tra le persone non sono separabili. Come ci aiuta a capire Marco Boato[4], «l’essere verde per Alex vuole essere un modo di fare la pace da parte dell’uomo con la natura e con l’ambiente»[5] Langer parla di “eco-pax”, termine coniato dai Verdi tedeschi e ripreso a partire dal Convegno di Trento del 1982[6].

 

Langer credeva nell’uomo, come Morin; nell’uomo in rapporto equilibrato con gli altri uomini e con la natura, in una visione sistemica ed ecologica: la pace infatti, per essere duratura, richiede che tutti possano accedere alle risorse sufficienti per vivere dignitosamente, e che queste risorse durino a il più possibile. 

È necessario promuovere rapporti di nonviolenza con la natura, e di conseguenza favorire nuovi stili di vita, più semplici. Ecologia quindi come armonia dell’uomo con la natura, ma anche come benessere tra gli uomini. Nessuna politica – da sola – può intervenire a modificare gli squilibri che sono venuti a crearsi tra gli uomini e tra gli uomini e la natura, è dall’educazione delle persone che si progetta e agisce il cambiamento: un cambiamento ideale ed esistenziale.

Occorre opporsi e riconvertirsi rispetto al modello della logica dominante che privilegia il valore d’uso al valore di scambio e perseguire, invece, la sussistenza rispetto al profitto e al mercato.  

Le ultime due “virtù verdi” richiamano il concetto di austerità, ma non interpretata nell’ottica di privazione o sacrificio; austerità, invece, come «caratteristica di uno stile di vita e un’opzione sociale accettabile e persino desiderabile»[7].

 

«L’austerità potrà essere vissuta con piacere e come miglioramento della qualità della vita, se ci farà dipendere meno dai soldi, da apparati, da beni e servizi acquistabili sul mercato, ed esigerà (anzi permetterà) che ognuno ridiventi più interdipendente: sostenuto dagli altri, dalla qualità delle relazioni sociali e interpersonali, dalle conoscenze e abilità, dall’arte di adattarsi e arrangiarsi, dalla capacità di ricercare e vivere soddisfazioni (individuali e collettive) non ottenibili con alcuna carta di credito, né chiavi in mano, pronte a essere passivamente consumate. Può essere una grande occasione.»[8]

 

L’agire etico che promuove la conversione ecologica deve partire dal qui e ora, dalle realtà locali, perché in contesti ristretti diventano più tangibili i risultati, frutto dell’autolimitazione, e questo porta a una maggiore motivazione nelle scelte di comportamento.

Trenta anni fa il lavoro eco-pacifista di Alexander Langer ci ha lasciato un insegnamento fondamentale: la pace è convivenza attiva e lo è nella misura in cui coinvolge gli uomini tra loro e gli uomini con la natura. Un pacifismo politico ed ecologico, necessariamente connesso e ricorsivo che riprende in maniera coerente l’idea di cittadinanza planetaria: viviamo in una società globalizzata, in un mondo interdipendente e, dunque, emergenze ed eventi dannosi che si verificano in una qualsiasi zona della Terra – a livello economico, sociale ed ecologico – si ripercuotono sull’intero globo.

 

La vita, le opere, l’agire politico e gli scritti di Langer propongono una interpretazione della società come strutturalmente multiculturale: per quanto possa essere percepita come “faticosa e difficile”, la convivenza con le differenze e la cittadinanza planetaria rimangono l’unica via per un futuro di pace. Le dimensioni identitarie che dovrebbero oggi caratterizzare la nuova cittadinanza, possono essere rintracciate nei caratteri dell’appartenenza, della democrazia e della mondialità. Se l’appartenenza risponde al bisogno di non sentirsi privo di identità, la democrazia valorizza il sentirsi parte di un gruppo nel rispetto di altri gruppi all’interno di una nuova identità terrestre, caratterizzata dalla dimensione planetaria e dalle relazioni di interdipendenza che ha assunto la nostra contemporaneità. 

L’uomo planetario e la cittadinanza terrestre[9], quali possibili prospettive da attualizzare, reclamano una profonda ristrutturazione del nostro essere cittadini; farsi cittadini del mondo esige infatti di stare nel dialogo con le differenze nel rispetto dei diritti umani, di stare nell’esercizio della solidarietà e nell’incremento della democrazia. Il concetto di cittadinanza non può più essere concepito come identità nazionale chiusa, bensì come attitudine etica aperta al pluralismo e dinamica rispetto ai continui cambiamenti e alle profonde trasformazioni della società contemporanea. 

Vi è quindi l’urgente necessità che l’essere umano apprenda a pensare in maniera globale, che prenda coscienza della “comunità di destino terrestre”[10], assumendo, appunto la prospettiva di una cittadinanza attiva e planetaria.

 

​

[1] E Morin, Sette Lezioni sul pensiero globale, Raffaello Cortina, Milano, 2016.

[2] Morin, Sette lezioni sul pensiero globale, cit. p. 76

[3] Alcune delle riflessioni proposte in questo contributo sono riprese con cura e gratitudine dalla tesi di Lisa Mazzieri, della quale la scrivente è relatrice: La pedagogia implicita di Alexander Langer. Verso la formazione di una cittadinanza planetaria.

Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria, Indirizzo Insegnanti di Scuola Primaria. Università di Modena e Reggio Emilia, Luglio 2020.

[4] M. Boato, Le parole del commiato: Alexander Langer dieci anni dopo. Poesie, articoli, testimonianze, Verdi del Trentino, Treno, 2005.

[5] V. Riccardi Intervista a Marco Boato su Alexander Langer, 2009. http://www.verdideltrentino.net/BOATO%20MARCO/BOATO_Alex%20Langer_intervista.html (ultimo accesso 2 Agosto 2020)

[6] Convegno trentino sull'utilità della nascita di una forza politica verde in Italia. (Alexander Langer, "Cosa ho imparato dai 'Verdi'", in AAVV, conservare l'ambiente, cambiare la politica - atti del convegno internazionale "Un partito/movimento verde anche in Italia?" - 18 e 19 dicembre 1982, Trento, ed. Arcobaleno, 1983). 

[7] A. Langer, Non per il potere, in (a cura di) F. Faloppa, Chiarelettere, Milano, 2016, p. 99.

[8] Ivi, pp. 101-102.

[9] E. Morin, Introduction à la pensée complexe. Seuil, Paris, 2005.

[10] E. Morin, Terra-Patria, Raffaello Milano, Cortina Editore, 1994.

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